Massimo Fini ÃĻ nato a Cremeno (Lecco) da padre pisano e madre russa di Saratov, sul Volga. I suoi genitori si erano conosciuti a Parigi sul finire degli anni Venti. Lui fuggiva dal fascismo, lei dal bolscevismo. Studi classici, laurea in Giurisprudenza a pieni voti e lode con Gian Domenico Pisapia, fa vari mestieri (impiegato di seconda alla Pirelli, copywriter, pubblicitario in proprio, giocatore di poker) prima di approdare, nel 1970, al giornalismo, allâÂŦAvanti!Âŧ di Milano, dove segue i piÃđ importanti fatti di cronaca nera e politica di quegli anni: lâomicidio del commissario Calabresi e il caso Feltrinelli. Alla fine del 1971 passa, come inviato, allâÂŦEuropeoÂŧ di Tommaso Giglio e vi rimane fino al 1979, quando il prestigioso settimanale viene appaltato ai socialisti e la Rizzoli era in mano a Bruno Tassan Din che due anni dopo risulterà essere la longa manus della P2 allâinterno dellâazienda. Finito volontariamente a spasso, per un paio di anni vive di collaborazioni saltuarie, e al ÂŦLavoroÂŧ di Genova, diretto da Ugo Intini, fa le sue prime prove come editorialista e polemista con la rubrica Contropiede. In quegli stessi anni ÃĻ animatore, con Aldo Canale, del mensile di politica e cultura ÂŦPaginaÂŧ, dove si sono formati o hanno transitato alcuni dei piÃđ importanti giornalisti e intellettuali italiani di oggi, da Paolo Mieli a Ernesto Galli della Loggia, da Giampiero Mughini a Giuliano Ferrara a Pierluigi Battista. Nel frattempo viene assunto, come editorialista e inviato, dal ÂŦGiornoÂŧ di Guglielmo Zucconi e Pierluigi Magnaschi. A metà degli anni Ottanta rientra allâÂŦEuropeoÂŧ, dove tiene per undici anni la principale rubrica del settimanale (Il Conformista). Nel 1992 lascia ÂŦIl GiornoÂŧ per partecipare allâavventura dellâÂŦIndipendenteÂŧ di Vittorio Feltri. Quando Feltri lascia per andare a dirigere ÂŦil GiornaleÂŧ, si rifiuta di seguirlo al quotidiano berlusconiano. ÂŦLâIndipendenteÂŧ avrà ancora una buona stagione sotto la direzione di Daniele Vimercati. Terminata definitivamente lâavventura dellâÂŦIndipendenteÂŧ, chiuso ÂŦLâEuropeoÂŧ, Zucconi lo riprende al ÂŦGiornoÂŧ, poi diventato ÂŦQuotidiano NazionaleÂŧ (ÂŦIl GiornoÂŧ, ÂŦLa NazioneÂŧ, ÂŦIl Resto del CarlinoÂŧ), dove resta fino al 2009, quando Antonio Padellaro lo chiama a collaborare a ÂŦil Fatto QuotidianoÂŧ, dove tiene la rubrica Battibecco. Da anni collabora a ÂŦIl GazzettinoÂŧ di Venezia. Ha fondato e diretto il mensile ÂŦLa Voce del RibelleÂŧ, totalmente autogestito, per tre anni in versione cartacea e ora su web. Dal 1985 scrive libri (La Ragione aveva Torto?) il cui filone principale, salvo qualche divagazione in campo biografico o esistenziale, ÃĻ una contestazione radicale del modello di sviluppo, sia liberista che marxista, partorito dalla Rivoluzione industriale (da ultimo Il Mullah Omar, Marsilio, 2011). A teatro ÃĻ stato autore e attore in Cyrano, se vi pare, per la regia di Eduardo Fiorillo, e coautore, con Elisabetta Pozzi, della piÃĻce Cassandra, che sviluppa i suoi temi antimodernisti. Divorziato, ha un figlio trentenne, Matteo. Per Chiarelettere, ha scritto: "Senz'anima" e "La guerra democratica".