Senz'anima

Chiarelettere
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Un ritratto dell’Italia contemporanea, un paese privo di principi, di valori condivisi che non siano il Dio Quattrino, inguaribilmente volgare, senza dignità e onore, spietato senza essere virile, femmineo ma non femminile, corrotto, intimamente mafioso, devastato nel suo straordinario paesaggio, naturale, urbano, artistico, che lo ingentiliva insieme alla sua gente. Una parodia di democrazia sequestrata dai partiti e dai suoi mediocri esponenti che la violentano, la abusano, la stuprano a comodo loro. SENZ’ANIMA fotografa uno spazio, mentale, antropologico, politico, quello dell’Italia degli ultimi trent’anni, seguendo l’avventura giornalistica di Massimo Fini, uomo senza appartenenze, dal mitico “Europeo” all’“Indipendente” fino al “Fatto Quotidiano”. Della penna dissacrante di Fini non potevano mancare le “stroncature” e anche i ritratti (mai disgiunti, questi, da una dolente pietas) dei personaggi – da Craxi a Martelli, da Cossiga a Berlusconi, da Gardini a Scalfari, da Costanzo a Vespa – che hanno contribuito a conciare l’Italia cosÃŦ com’è.

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Massimo Fini è nato a Cremeno (Lecco) da padre pisano e madre russa di Saratov, sul Volga. I suoi genitori si erano conosciuti a Parigi sul finire degli anni Venti. Lui fuggiva dal fascismo, lei dal bolscevismo. Studi classici, laurea in Giurisprudenza a pieni voti e lode con Gian Domenico Pisapia, fa vari mestieri (impiegato di seconda alla Pirelli, copywriter, pubblicitario in proprio, giocatore di poker) prima di approdare, nel 1970, al giornalismo, all’ÂĢAvanti!Âģ di Milano, dove segue i piÚ importanti fatti di cronaca nera e politica di quegli anni: l’omicidio del commissario Calabresi e il caso Feltrinelli. Alla fine del 1971 passa, come inviato, all’ÂĢEuropeoÂģ di Tommaso Giglio e vi rimane fino al 1979, quando il prestigioso settimanale viene appaltato ai socialisti e la Rizzoli era in mano a Bruno Tassan Din che due anni dopo risulterà essere la longa manus della P2 all’interno dell’azienda. Finito volontariamente a spasso, per un paio di anni vive di collaborazioni saltuarie, e al ÂĢLavoroÂģ di Genova, diretto da Ugo Intini, fa le sue prime prove come editorialista e polemista con la rubrica Contropiede. In quegli stessi anni è animatore, con Aldo Canale, del mensile di politica e cultura ÂĢPaginaÂģ, dove si sono formati o hanno transitato alcuni dei piÚ importanti giornalisti e intellettuali italiani di oggi, da Paolo Mieli a Ernesto Galli della Loggia, da Giampiero Mughini a Giuliano Ferrara a Pierluigi Battista. Nel frattempo viene assunto, come editorialista e inviato, dal ÂĢGiornoÂģ di Guglielmo Zucconi e Pierluigi Magnaschi. A metà degli anni Ottanta rientra all’ÂĢEuropeoÂģ, dove tiene per undici anni la principale rubrica del settimanale (Il Conformista). Nel 1992 lascia ÂĢIl GiornoÂģ per partecipare all’avventura dell’ÂĢIndipendenteÂģ di Vittorio Feltri. Quando Feltri lascia per andare a dirigere ÂĢil GiornaleÂģ, si rifiuta di seguirlo al quotidiano berlusconiano. ÂĢL’IndipendenteÂģ avrà ancora una buona stagione sotto la direzione di Daniele Vimercati. Terminata definitivamente l’avventura dell’ÂĢIndipendenteÂģ, chiuso ÂĢL’EuropeoÂģ, Zucconi lo riprende al ÂĢGiornoÂģ, poi diventato ÂĢQuotidiano NazionaleÂģ (ÂĢIl GiornoÂģ, ÂĢLa NazioneÂģ, ÂĢIl Resto del CarlinoÂģ), dove resta fino al 2009, quando Antonio Padellaro lo chiama a collaborare a ÂĢil Fatto QuotidianoÂģ, dove tiene la rubrica Battibecco. Da anni collabora a ÂĢIl GazzettinoÂģ di Venezia. Ha fondato e diretto il mensile ÂĢLa Voce del RibelleÂģ, totalmente autogestito, per tre anni in versione cartacea e ora su web. Dal 1985 scrive libri (La Ragione aveva Torto?) il cui filone principale, salvo qualche divagazione in campo biografico o esistenziale, è una contestazione radicale del modello di sviluppo, sia liberista che marxista, partorito dalla Rivoluzione industriale (da ultimo Il Mullah Omar, Marsilio, 2011). A teatro è stato autore e attore in Cyrano, se vi pare, per la regia di Eduardo Fiorillo, e coautore, con Elisabetta Pozzi, della pièce Cassandra, che sviluppa i suoi temi antimodernisti. Divorziato, ha un figlio trentenne, Matteo. Per Chiarelettere, ha scritto: "Senz'anima" e "La guerra democratica".

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