Profondo nero

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Chiarelettere
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Eccolo il mistero italiano. Il giornalista De Mauro e lo scrittore Pasolini avevano in mano le informazioni giuste per raccontare la verità sul volto oscuro del potere in Italia, con nomi e cognomi. Erano gli anni Settanta. Il primo stava preparando la sceneggiatura del film di Francesco Rosi sulla morte di Enrico Mattei, il presidente dell’Eni che osò sfidare le compagnie petrolifere internazionali. Il secondo stava scrivendo il romanzo Petrolio, una denuncia contro la destra economica e la strategia della tensione, di cui il poeta parlò anche in un famoso articolo sul “Corriere della Sera”. De Mauro e Pasolini furono entrambi ammazzati. Entrambi avrebbero denunciato una verità che nessuno voleva venisse a galla: e cioè che con l’uccisione di Mattei prende il via un’altra storia d’Italia, un intreccio perverso e di fatto eversivo che si trascina fino ai nostri giorni. Sullo sfondo si staglia il ruolo di Eugenio Cefis, ex partigiano legato a Fanfani, ritenuto dai servizi segreti il vero fondatore della P2. Il “sistema Cefis” (controllo dell’informazione, corruzione dei partiti, rapporti con i servizi segreti, primato del potere economico su quello politico) mette a nudo la continuità eversiva di una classe dirigente profondamente antidemocratica, così come aveva capito e cercato di raccontare Pasolini in Petrolio, romanzo politico che invece fu letto solo in chiave letteraria. Le carte dell’inchiesta del pm Vincenzo Calia, gli atti del processo De Mauro in corso a Palermo, nuove testimonianze (tra cui l’intervista inedita a Pino Pelosi, che per la prima volta fa i nomi dei suoi complici) e un’approfondita ricerca documentale hanno permesso agli autori di mettere insieme i tasselli di questo puzzle occulto che attraversa la storia italiana fino alla Seconda Repubblica. Rimane una domanda: dov’è finito l’Appunto 21 di Petrolio misteriosamente scomparso?

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關於作者

Giuseppe Lo Bianco, cronista di giudiziaria, ha lavorato al giornale “L’Ora” di Palermo e all’agenzia Ansa, ha collaborato con “L’Espresso” e oggi è corrispondente dalla Sicilia per “il Fatto Quotidiano”. È autore di The Truman Boss (con Vincenzo Balli, Castelvecchi 2017) e La Repubblica delle stragi (a cura di Salvatore Borsellino, PaperFIRST 2018), ed è tra i fondatori dell’Associazione Memoria e Futuro.

Sandra Rizza ha imparato il mestiere di giornalista negli stanzoni de “L’Ora” di Palermo, negli anni caldi della guerra di mafia, passando presto alla cronaca nera e giudiziaria. Ha collaborato con “il manifesto” e con “La Stampa”, ed è stata corrispondente dalla Sicilia del settimanale “Panorama” negli anni delle stragi 1992-93. Per un decennio redattrice giudiziaria dell’Ansa di Palermo, oggi collabora con “il Fatto Quotidiano”.

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