Panama Papers

· Rizzoli
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"Salve. Qui John Doe. Le interessano informazioni? Vorrei condividerle." John Doe è il nome convenzionalmente utilizzato in inglese per riferirsi a persone di cui non può essere rivelata l'identità. Comincia così, con un messaggio sms, «la più grande fuga di notizie che qualsiasi giornalista abbia mai avuto per le mani». Una gola profonda, coraggiosa e anonima, consegna a Bastian Obermayer, giovane giornalista della "Süddeutsche Zeitung", una valanga di materiale che aumenta in maniera esponenziale, fino a superare i 2,5 terabyte: è tutto sottratto ai server di uno studio legale panamense che fa capo a Jürgen Mossack - un tedesco emigrato a Panama, figlio di un ex SS diventato informatore della Cia - e a Ramón Fonseca, principale consigliere del presidente panamense Varela. Lo studio Mossack Fonseca è tra i maggiori provider di società offshore. Sulla carta opera nel rispetto di tutte le leggi e disposizioni in materia di trasparenza, ma è sufficiente un'occhiata alle pagine e pagine di documenti, e-mail, estratti conto che risalgono fino agli anni Settanta per rendersi conto che non è così. Dai dati emerge un carosello di società fantasma dietro le quali si nascondono uomini e donne in carne e ossa, amici e parenti di politici di grosso calibro, come il violoncellista amico fraterno di Putin e padrino di battesimo della figlia del leader russo o il cugino di Bashar al-Assad. Non mancano personaggi di primissimo piano dell'industria, della finanza, dello sport. E una rete di prestanome, di avvocati e agenzie di servizi finanziari pronti ad aiutare chi vuole mettere al sicuro il patrimonio dal fisco del proprio Paese o nascondere attività criminali. Dai documenti è nata la più grande inchiesta collettiva di sempre, un'avventura che attraverso l'ICIJ, il Consorzio Internazionale dei giornalisti investigativi, ha visto coinvolti circa quattrocento giornalisti di più di ottanta Paesi. Bastian Obermayer e Frederik Obermaier raccontano la nascita e l'evoluzione dell'intera vicenda: un intreccio degno di un maestro del giallo che avrebbe dell'incredibile se non fosse totalmente vero e costituisse una pagina fondamentale della nostra storia.

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Par autoru

(1984) è giornalista investigativo della “Süddeutsche Zeitung”, uno dei più importanti quotidiani tedeschi, ed è membro dell’ICIJ (International Consortium of Investigative Journalists).

(1977) è caporedattore della sezione investigativa della “Süddeutsche Zeitung” ed è membro dell’ICIJ.

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