Omicidio in laboratorio

Polillo Editore
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Percorrere la sera tardi i lunghi e silenziosi corridoi del Medical Building non è un’esperienza piacevole. Lo sa bene George Wroxham, il giovane studente che si aggira alla disperata ricerca del laboratorio di Tossicologia dove è atteso dal dottor Sheppery. L’uomo dai capelli rossi che si offre di accompagnarlo è il dottor Blythe, noto nel reparto per le sue geniali intuizioni. Sheppery si trova a pochi metri di distanza dallo studio del collega; quella è la porta, ma la stanza è buia, che sia già andato a casa? No, il cappello è sul banco e provette e bilancino sono in bella mostra sui tavoli, come se qualcuno li stesse utilizzando. E infatti Sheppery non è andato a casa... giace senza vita sul pavimento. Ci vuole poco a capire che la morte è stata causata dal veleno: l’odore di mandorle amare del cianuro è inconfondibile. L’ispettore Mellison di Scotland Yard si mette al lavoro, ma è chiaro che seguendo le normali procedure la polizia non arriverà a nessun risultato, anche perchÊ si trova ben presto di fronte all’inspiegabile: l’uomo morto nel laboratorio era infatti già annegato nel pomeriggio. Non ci sono impronte, non c’è movente, l’assassino è stato abilissimo a non lasciare indizi, perÃ˛ qualcosa al dottor Blythe non è sfuggito, come una matita che non è al suo posto e degli strani numeri annotati su un taccuino. E allora...

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T. L. Davidson (1901-1964), pseudonimo di David Landsborough Thomson, nacque ad Aberdeen, in Scozia, e si laureÃ˛ in scienze presso l’università della città natale. Dopo aver conseguito un dottorato in biochimica a Cambridge, nel 1928 andÃ˛ a insegnare tale materia presso la McGill University di Montreal, in Canada, dove divenne preside della facoltà di studi avanzati e nel 1955 vicerettore. Membro del Consiglio Nazionale delle Ricerche del Quebec, Davidson rappresenta un caso non infrequente di scienziato che, negli anni giovanili, decise di mettere il suo sapere al servizio di una storia gialla. Omicidio in laboratorio (The Murder in the Laboratory, 1929) rimase la sua unica incursione nel genere poliziesco benchÊ avesse ottenuto il secondo premio alla Methuen Detective Story Competition e, secondo gli autorevolissimi critici Barzun e Taylor, fosse di gran lunga superiore al vincitore. “Eccellente lavoro d’indagine in ambiente accademico, fra provette e alambicchi”, decretarono i due, “sorretto da uno stile scarno e da grande atmosfera”.

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