Roma non ha piΓΊ un padrone, ognuno puΓ² prenderne un pezzo. Lei lo ha fatto.
Era una ragazza di borgata come tante, con sogni nemmeno troppo grandi. Poi ha afferrato un'occasione, ed Γ¨ diventata la Svedese.
Sharon, detta Sharo, poco piΓΊ di vent'anni, bionda, alta, magra, la faccia sempre imbronciata; non una bellezza classica, eppure attira gli uomini come il miele le mosche. Vive in periferia con la madre invalida e ha bruciato un bel po' di lavoretti precari sempre per la stessa ragione: le mani lunghe dei capi. Poi una misteriosa consegna portata a termine per conto del fidanzato, un piccolo balordo, cambia la sua esistenza. Con la protezione di un annoiato aristocratico, Sharo inizia la sua irresistibile ascesa criminale. Ma la mala che conta, quella che controlla il mercato della droga, si accorge di lei e comincia a tenerla d'occhio, a guardarla con rispetto, con timore, con odio. LΓ, in quell'ambiente, nella zona oscura della cittΓ , nessuno la chiama piΓΊ con il suo nome. Per tutti Γ¨ la Svedese.
Β«A mano a mano che la mezzanotte si avvicinava, la foresta dei tetti si andava popolando di gente, e dall'orizzonte si intensificavano i bagliori e cresceva lo scoppiettante concerto dei botti. Le autoritΓ avevano vietato di sparare, e Roma tutta sparava; le autoritΓ avevano vietato gli assembramenti e le terrazze brulicavano di umanitΓ Β».