La rivoluzione democratica pu├▓ essere vissuta come la prima vera proiezione sulla societ├а di una speranza e di una promessa тАУ nella pluralit├а non pi├╣ pretesa come esclusivo carattere dell'occidentalizzazione тАУ che fa dell'individuo un uomo libero e uguale agli altri, disincantato certamente, ma non condannato alla condizione di inerme rassegnazione. Alle soglie dell'Ottocento, non esiste pi├╣ тАУ almeno come prima тАУ l'Europa dei monarchi, esiste l'Europa delle nazioni, con l'amplificazione straordinaria tanto dei sentimenti di ostilit├а reciproca che di comunanza. ├И un'Europa meno serena, pi├╣ agitata, convulsiva, preoccupata, turbata. E per tanti versi, paradossalmente, ancora pi├╣ sognatrice, in mezzo a nuove e molto pi├╣ cruente e sanguinarie devastazioni. Le nazioni, se libere, poteva pensare Anacharsis Cloots, sarebbero state organi di una stessa umanit├а, i popoli allora, riuniti in repubblica universale, allegramente organizzati all'interno di una politica dal respiro planetario. L'Europa che si era persa tra le Nazioni, che magari prendeva le vesti del nemico dichiarato, aveva l'occasione di ritrovarsi ancora una volta nel concetto di umanit├а nonostante l'ora tragica della patria in pericolo, della Vandea, dei re coalizzati, delle leve in massa a difesa del paese, delle estreme fatiche popolari a sostegno della Rivoluzione e contro le oligarchie di nuovi e vecchi poteri ...