Spiegelgrund non esiste piÚ. Le mura che circondavano lâospedale viennese sono state abbattute e tutto quello che il personale aveva giurato di non rivelare mai a nessuno non è piÚ un segreto. Tra il 1940 e il 1945, in quel diabolico istituto il cui obiettivo ufficiale era di raddrizzare i bambini piÚ ribelli e di assistere quelli affetti da malattie psichiche, la realtà era tragicamente diversa. Adrian Ziegler vi arriva nel gennaio del 1941, in una fredda e limpida mattina dâinverno scintillante di brina. Quegli edifici pallidi allâombra della collina, con le facciate di mattoni scrostate e le inferriate alle finestre, diventeranno la sua casa negli anni a venire. La sua, come quella degli altri bambini rinchiusi a Spiegelgrund â orfani, ritardati, disabili, piccoli delinquenti, ÂĢdegenerati razzialiÂģ â, è una vita indegna di essere vissuta. Non ci sono cure ad attenderli, solo medici pronti ad attuare il programma nazista di eutanasia infantile voluto da Berlino. Persone convinte che contrastare la malattia, fisica o morale, sia necessario per rafforzare la razza, o forse, banalmente, solo attirate dallâopportunità di tormentare qualcuno. E ancora, ligi esecutori degli ordini, perchÊ a seguire le leggi in vigore non câè ragione di sentirsi in colpa. Come lâinfermiera Anna Katschenka, che pur amando i bambini ubbidisce per lealtà e senso del dovere e, quasi senza rendersene conto, finisce per scivolare dalla parte dei mostri. Dopo "Gli spodestati", attraverso i destini di Adrian e Anna, e del coro di personaggi che popolano il microcosmo di Spiegelgrund nel cuore dellâEuropa nazista, Steve Sem-Sandberg torna a intrecciare magistralmente storia e finzione in un potente romanzo polifonico che, come ha dichiarato la giuria dellâAugust Prize, ÂĢbisogna leggere e mai dimenticareÂģ. Un libro che, con la sua scrittura intensa e profonda, racchiude una riflessione memorabile sullâumana capacità di fare il male, e di resistere.