I figli di Marte

· Edizioni Mondadori
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La celebre leggenda che lega la fondazione di Roma a Marte, padre di Romolo e Remo, rispecchia l'attitudine quasi istintiva dei Romani per l'arte bellica e il ruolo centrale dell'esercito nella loro società e nel loro sistema di valori: "I discendenti di Marte avevano la guerra nel sangue, e viverla era per loro un atto talmente naturale da non richiedere alcuna vera riflessione. Come altri popoli, anche i Romani fecero della virtù militare la base stessa della vita associata; ma compirono un passo ulteriore, e sottomettendo la virtus alla disciplina - il comportamento individuale al vantaggio collettivo - crearono i presupposti per le loro straordinarie vittorie".
Gastone Breccia, studioso di storia militare, ricostruisce la struttura, l'evoluzione e le gesta delle armate che, passo dopo passo, trasformarono un oscuro villaggio di pastori in un impero esteso su tre continenti. A partire dalle prime azioni militari in cui bande disorganizzate si sfidavano con tecniche primitive, ripercorre le tappe che portarono alla formazione di un esercito sempre più forte e professionale, reclutato in tutte le classi sociali e progressivamente arricchito dall'apporto delle varie etnie che entravano nell'orbita romana. Un esercito dotato, come diceva Cesare, di scientia e usus, conoscenza teorica ed esperienza pratica, qualità che rendevano le legioni romane quasi imbattibili in campo aperto.
In queste pagine, rigorosamente documentate, rivivono le tattiche, le strategie, gli armamenti, la personalità dei condottieri e il loro rapporto con le truppe, le grandi vittorie, come quella di Scipione l'Africano su Annibale a Zama, ma anche le sconfitte più amare, come quella di Canne a opera degli stessi Cartaginesi. E le drammatiche lotte interne, culminate nella battaglia di Farsalo del 48 a.C., in cui, nonostante la netta inferiorità numerica e le condizioni di gran lunga favorevoli a Pompeo, Cesare ottenne un'affermazione che sancì la fine dell'ordinamento repubblicano e indirizzò la storia su un percorso completamente diverso.
Un'avventura lunga un millennio, quella delle armi di Roma, in cui s'intrecciano interessi materiali e desiderio di gloria, momenti epici e altri decisamente meno edificanti. E dove Marte si presenta con il volto di un vincitore benevolo e portatore di civiltà, ma anche con quello di un vendicatore spietato e di un distruttore indiscriminato. Una concezione della guerra e delle relazioni tra i popoli che, con le sue contraddizioni, è sopravvissuta ben oltre la caduta dell'impero ed è ancora profondamente radicata nel DNA delle potenze occidentali.

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