2016. Il premio Nobel per la letteratura viene assegnato a un musicista, ed ÃĻ subito scandalo nei circoli letterari. La discussione ÃĻ inevitabile e accesa, e il campo si divide presto fra chi approva e chi critica la premiazione di Bob Dylan. Ma per capire il significato di questo riconoscimento, bisogna tornare indietro di dieci anni, a quel 2005 che vede lâesplosione dellâiPod. Intere discografie scivolano direttamente nelle tasche delle persone e musica e letteratura iniziano a confondersi. Feltrinelli pubblica i libri di Guccini, Jovanotti e Capossela, mentre da oltreoceano arrivano autobiografie di musicisti che sono come affondi nella loro anima: Patti Smith, Keith Richards, Neil Young. Poi, Chronicles. Volume 1 di Bob Dylan. Inizialmente pensato come lâesordio di una trilogia, Chronicles racconta lâarrivo a New York di un cantautore ventenne che, armato solo del suo sogno, entra nella âTerra dei gigantiâ della musica. Dylan rievoca unâepica urbana fatta di locali fumosi e studi di registrazione, ma anche di nomi che sono diventati icone e di letture che sostengono tutta la sua produzione. Nelle sue canzoni câÃĻ la nostalgia dellâOdissea e la furia del Capitano Achab. E la sua scrittura unisce la profondità sulfurea delle poesie di Rimbaud alla sincope del blues. Tutto questo ÃĻ ciÃē che ha permesso a Dylan di conquistare il Nobel, insegnandoci a un tempo che musica e parola hanno lo stesso compito: quello di essere vive nella terra dei vivi. âDi lÃŽ a pochi anni tutto avrebbe cominciato a bruciare, reggiseni, cartoline precetto, bandiere americane, e anche i ponti alle spalle.â
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