
marco mincarini
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Non abbiate fretta… … il romanzo è lungo, gustatevelo. Gustatevi le poetiche descrizioni degli ambienti, gustatevi tutti i particolari che il protagonista osserva, gustatevi tutti i momenti della crescita di Francesco, gustatevi tutte le sue gioie, perché purtroppo il dolore potrebbe arrivargli da più parti. Francesco è un ragazzino non solo in gamba, ma anche molto intelligente e riflessivo, è pieno d’amore ma a volte non ne riceve abbastanza e può dimenticare di dover essere più gentile con gli altri, più comprensivo, ma è naturale, non è perfetto. Saranno molte le vicende, positive e negative, che lo porteranno all’età della maturità, a iniziare dalle difficili condizioni della sua città e passando per le altre in cui vivrà, così come saranno molte le persone che contribuiranno alla sua formazione di uomo, a iniziare dalla madre con cui non ha un rapporto facile, gli amici che tende a tenere a distanza, gli amori e quell'uomo che entrerà misteriosamente a far parte della sua vita senza che Francesco se ne renda nemmeno ben conto. Ma la cosa più evidente della sua crescita è lo strano percorso che intraprende, costringendolo a volte a mentire, anche se assolutamente non vorrebbe, a dover tradire la fiducia dei suoi cari, donandogli un travaglio interno che amplifica il dolore delle bastonate che la vita purtroppo gli riserva. Non si potrà fare a meno di sperare per lui che le cose migliorino, che troverà finalmente pace, che verrà perdonato dalla vita per una colpa che non è sua. Questo romanzo mi ha emozionato per la varietà di temi che alla fine incentrano sulla vita del protagonista, con cui viviamo la vicenda in piena empatia e per cui facciamo il tifo fino all'ultima pagina, temi su cui vale la pena di riflettere. Francesco, a lettura conclusa, resterà con noi anche dopo, in attesa che la sua storia vada ancora avanti in questo complesso e godibile romanzo.
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Marina Guarneri
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Conquistata già dal suo precedente libro, "Le parole confondono", non ho avuto remore nel calarmi di nuovo nella vita di uno dei personaggi di quel romanzo, che in "Certe incertezze" diventa il protagonista principale delle vicende narrate. Così, all'inizio in punta di piedi, poi completamente immersa, sono entrata nella storia personale di Francesco Sacco, il migliore amico di Andrea, il suo confidente, la persona che gli è più vicina da sempre e al quale vuole un bene dell'anima, pur così diverso da lui nel modo di essere e, soprattutto, di vivere. Perché Francesco ha un passato particolare, è cresciuto con una mancanza, quella del padre, che non è mai riuscito a colmare, ha fatto i conti con un'adolescenza che lo ha spinto oltre certi limiti e adesso, a ventitré anni, è un adulto cresciuto anzitempo, con mille incertezze e un unico punto fermo: il mare che bagna la sua città, Napoli. Francesco Sacco fa un lavoro poco comune, che gli consente un facile guadagno, anche se spesso gli complica la vita. L'autore ce lo mostra in tutta la sua contraddittoria autenticità, da una parte distaccato attore di episodi anche poco edificanti (comprese le scene di sesso esplicito, descritte senza filtri ma mai con volgarità), dall'altro amico sensibile e maturo, in grado di aiutare in modo disinteressato, di battersi per le persone cui vuole più bene, di difenderle anche a costo della vita. Un personaggio controverso che finisce per disarmare con la sua fragilità, quella che nonostante tutto è sempre pronta a emergere in presenza delle figure più importanti della sua vita: Teresa, la madre, Maria, l'unica ragazza della quale si innamora veramente, Samuel l'uomo misterioso che saprà aiutarlo e di cui sentirà più il bisogno. La storia procede per salti temporali, racconta il passato di Francesco e il suo presente, in un continuo flusso di coscienza che mostra l'intero suo percorso umano e psicologico di crescita interiore. E, anche qui, alla fine, ci si affeziona alla storia e al protagonista principale. A volte, durante la lettura, verrebbe voglia di asciugargli le lacrime, di dargli un'amichevole pacca sulle spalle, di stringerlo in un caloroso abbraccio. Francesco entra nel cuore e la sensazione è quella di rimanere legati a lui anche dopo la lettura del libro. Apprezzo la scrittura di Giovanni Venturi, l'inesauribile voglia che ha di raccontare, la sensibilità con cui tratteggia ogni personaggio. La sua narrativa è semplice e curata, ma è una cura che non fa la corte a fronzoli e artifici stilistici, lui mi piace perché il suo linguaggio ha una naturalezza che intriga, un'efficacia che conquista. Se da una parte esistono certe incertezze che "occupano ogni momento della giornata", "ti saltano addosso e ti divorano", "fanno capolino nell'istante meno adatto", dall'altra ci sono certezze innegabili che sono la forza dei sentimenti, la bellezza dell'amicizia, il conforto della speranza.

Rita Carla Francesca Monticelli
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Dolore, speranza e… Napoli. Leggere questo libro è stata un’esperienza particolare. Partivo dai ricordi di “Le parole confondono” in cui il personaggio di Francesco era secondario rispetto al protagonista, Andrea, ma era abbastanza tratteggiato da fornirmi un’immagine di lui, da conoscere alcuni aspetti della storia che avrei letto. Ma il Francesco raccontato da Andrea nel primo libro di questa serie era appunto filtrato dal suo punto di vista, dalle sue esperienze di vita e dalla sua morale ben più rigida. Ciò mi aveva dato un’idea del personaggio che era parziale e in parte distorta. In “Certe incertezze”, invece, ho avuto modo di conoscere Francesco dall’interno della sua anima, in tutti i suoi aspetti contradditori e controversi. Ciò che è apparso di fronte ai miei occhi è stata una persona reale con tutte le complessità e le sfumature di un vero essere umano. Questa semplice consapevolezza mi ha permesso di apprezzare la bravura dell’autore che è riuscito a immedesimarsi in due personaggi così diversi dando la reale impressione che a narrare fossero due persone diverse. Gli eventi sono mostrati da una prospettiva diversa, i sentimenti sono diversi, il modo stesso con cui i personaggi parlano al lettore è diverso. Immagino che questa illusione abbia funzionato bene anche perché è passato del tempo tra la scrittura del primo e del secondo libro, durante il quale altre storie sono state create, un tempo in cui Giovanni Venturi è senza dubbio maturato, regalandoci un’opera che, nonostante la lunghezza, non annoia mai. Se ne “Le parole confondono” il tema intorno cui girava la trama era l’amore in tutte le sue forme, grazie a una visione del mondo da parte di Andrea per certi versi intrinsecamente tesa versa un lieto fine, che poi è arrivato alla conclusione del libro, “Certe incertezze” è un racconto di dolore, dalle sue manifestazioni più semplici a quelle più tragiche. Ogni volta che la speranza sembra farsi strada nel rischiarare la vita di Francesco, nuovo dolore lo colpisce, lo piega. Ma lui resiste, diventa più forte, maturo, raccoglie gli insegnamenti che la vita gli impartisce e va avanti. Pur non amando le storie tristi, per qualche strano motivo, nonostante gli eventi che Francesco ha dovuto affrontare, ho amato la sua storia, poiché ho amato Francesco, il suo essere incerto, confuso, arrabbiato, bugiardo, fragile dentro, e allora stesso tempo determinato, solido, sicuro, schietto, indisponente, forte fuori. Ho amato Francesco perché è palesemente umano, quasi un antieroe, proprio come ognuno di noi. Ma questo romanzo, oltre a raccontare la storia di Francesco, è una dichiarazione d’amore dell’autore verso la sua Napoli, la cui presenza preponderante ne fa quasi un personaggio. Napoli non è solo il teatro di una parte delle vicende, quelle del passato, ma ne è anche fautrice. Circonda e forgia il protagonista, che la odia tanto da lasciarla dopo ciò che gli ha tolto eppure non può smettere di amarla per ciò che ancora riesce a dargli. E non sorprende il fatto che sia proprio Napoli il luogo e l’origine della sensazione di speranza con cui il romanzo si chiude e che mi ha fatto provare l’assoluta certezza che Francesco avrebbe preso in mano il proprio futuro per proiettarlo verso quell’esistenza felice che merita di raggiungere. E tale certezza mi è bastata per chiudere il libro con un sorriso.
9 persone hanno trovato utile questa recensione