E' la prima volta che mi avvicino a Ibsen ed al suo teatro, ÃĻ stata una felice scelta. La vicenda ÃĻ ambientata in una casa, in una stanza abbastanza ampia messa con gusto, ma senza lusso. I dialoghi sono frenetici, un botta e risposta (il ring di Ibsen) che incolla il lettore alle pagine. Apparentemente il contenuto dell'opera non contiene spunti particolarmente originali, ma ad un'analisi piÃđ accurata, gli spunti di riflessione esistono e non sono pochi (ciÃē ÃĻ dimostrato anche dagli innumerevoli studi letterari compiuti al riguardo). La protagonista femminile, Nora, ÃĻ una donna- bambina (una bambola nelle mani prima del padre poi del marito) che si accorge tutt'ad un tratto che bambola non vuole piÃđ essere. Ella vuole emanciparsi, vuole cominciare a pensare con la sua testa, vuole capire se ÃĻ innamorata o no, vuole tornare ad essere padrona della sua vita. Finirà col lasciare il marito e tre figli (!). Il punto ÃĻ che Nora ÃĻ stata felice come un uccellino per vari anni nella casa del marito, poi il suo femminismo improvvisamente esplode a causa di una manifestazione di egoismo e vigliaccheria del marito; quest'ultimo ha compiuto un atto sÃŽ grave, ma non al punto da mandare all'aria un matrimonio in pochi minuti. Il libro termina lasciando quindi un dubbio: Nora si ÃĻ svegliata seriamente dal suo torpore di donna- bambola o forse proprio perchÃĐ non puÃē piÃđ continuare ad essere la donna- bambola di un uomo cosÃŽ vigliacco e egoista preferisce uscire da quel tipo di vita per diventare donna- bambola di qualcun altro, piÃđ coscienzioso, piÃđ forte, piÃđ moralmente rispettabile, piÃđ marito padrone? Fuorviante.
Fabio Ballabio
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