Canale Mussolini. Parte seconda

· Canale Mussolini Ibhuku elingu-2 · Edizioni Mondadori
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Il 25 maggio del 1944 - ultimo giorno di guerra a Littoria - nel breve intervallo tra la partenza dei tedeschi e l'arrivo in città degli anglo­americani, Diomede Peruzzi entra nella Banca d'Italia devastata e ne svaligia il tesoro. È qui che hanno inizio - diranno - la sua folgorante carriera imprenditoriale e lo sviluppo stesso di Latina tutta. Ma sarà vero? Il Canale Mussolini intanto - dopo essere stato per mesi la dura linea del fronte di Anzio e Nettuno - può tornare a essere quello che era, il perno della bonifica pontina. In un nuovo grande esodo, che ricorda quello epico colonizzatore di dodici anni prima, gli sfollati lasciano i rifugi sui monti e tornano a popolare la città e le campagne circostanti. I poderi sono distrutti, ogni edificio porta i segni dei bombardamenti. Ma il clima adesso è diverso, inizia la ricostruzione. Nel resto d'Italia però la guerra continua e si sposta man mano verso il nord, mentre gli alleati - col decisivo ausilio delle brigate partigiane e del ricostituito esercito italiano - costringono alla ritirata i tedeschi e le milizie fasciste. È una guerra di liberazione, ma anche una guerra civile crudele e fratricida. E la famiglia Peruzzi, protagonista memorabile della saga narrata in queste pagine, è schierata su tutti i fronti di questo conflitto. Paride al nord nella Rsi - mentre sogna di tornare dall'Armida e da suo figlio - rastrella ed insegue i partigiani. Suo fratello Statilio combatte i tedeschi in Corsica con il Regio esercito, poi a Cassino e su su fino alla linea Gotica. Il cugino Demostene è partigiano della brigata Stella Rossa, e combatte anche lui per liberare l'Italia. Accanto a loro ritroviamo lo zio Adelchi, che vigila sulle ceneri di una Littoria piena di spettri e di sciacalli, in attesa che nasca Latina; il mite Benassi e zia Santapace, collerica e bellissima; l'Armida con le sue api, e la nonna Peruzzi, che attribuisce compiti e destini alle nuove generazioni via via che vengono al mondo. E su tutti c'è Diomede - detto Batocio o Big Boss per un piccolo difetto fisico - il vero demiurgo della nuova città. Con il suo funambolico impasto linguistico veneto-ferrarese, col suo sguardo irriverente e provocatorio sempre addolcito però da un'umanissima pietas - «Ognuno ga le so razon» - Antonio Pennacchi torna a narrare le gesta dei Peruzzi, famiglia numerosa e ramificata di pionieri bonificatori, grandi lavoratori, eroici spiantati, meravigliosi gaglioffi, e donne generose e umorali.

E se nel primo volume di Canale Mussolini ci aveva fatto riscoprire un capitolo della nostra storia per molti versi dimenticato, in questa seconda parte si dedica a mantenere viva la memoria del difficile processo di costruzione della nostra Italia democratica e repubblicana. Canale Mussolini - Parte seconda è un grandioso romanzo corale e polifonico, un'opera letteraria di smagliante bellezza che, alternando i toni dell'epica a quelli dell'elegia, ci dà lucidamente conto di ciò che siamo, in forza di ciò che nel bene e nel male siamo stati.

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